Il Ruggiero o vero L’eroica gratitudine, Parigi, Hérissant, 1781

 SCENA V
 
 Galleria negli appartamenti di Leone.
 
 RUGGIERO ed OTTONE
 
 OTTONE
 Oh qual di Bradamante in rivederti
 sarà la gioia!
 RUGGIERO
                           Ah Bradamante, amico,
 è perduta per me.
 OTTONE
                                    Perduta! Oh stelle!
150Che mai dici, o Ruggier?
 RUGGIERO
                                                Taci. Fra' Greci
 Erminio è il nome mio.
 OTTONE
                                              Nulla io comprendo.
 Credi il tuo ben perduto!
 Ritorni a noi del tuo rival compagno!
 Ma che fu? Ma che avvenne?
 RUGGIERO
                                                       Ascolta e dimmi
155se ha più di me la terra
 infelice mortale. Io sconosciuto
 sai che quindi partendo...
 OTTONE
                                                 Io so che andasti
 de' Bulgari in difesa
 contro i Greci oppressori
160che reggeva Leon; so che affrontarti
 con lui cercavi, ond'ei mai più potesse
 aspirar a rapirti il tuo tesoro;
 poi mancaro i tuoi fogli e il resto ignoro.
 RUGGIERO
 Odilo. Il gran conflitto, in cui decise
165contro i Greci la sorte,
 col dì non terminò. Fra l'ombre ancora
 seguendo la vittoria, in parte ignota
 solo e straniero io mi trovai. Smarrito
 cercando asilo, in un munito albergo
170m'avvenni, il chiesi e mi fu dato. Accolto
 in nobil stanza io di bramar mostrai
 pronto riposo; e l'ospite cortese
 lasciommi in libertà. L'armi deposi;
 su le apprestate piume al sonno in braccio
175stanco m'abbandonai; ma i sonni miei
 se fur lunghi non so; so che riscosso
 fra catene io mi vidi.
 OTTONE
                                         Oimè!
 RUGGIERO
                                                        Ne chiedo
 ragione a chi m'annoda;
 nessun risponde. In tenebroso e cupo
180fondo d'antica torre
 mi veggo trasportar; chiuder sul capo
 del carcere funesto
 sento l'uscio serrato; e solo io resto.
 OTTONE
 Ma chi tal frode ordì?
 RUGGIERO
                                          La mia sventura.
185Madre d'un, che pugnando uccisi in campo
 temerario garzone, è la germana
 del greco imperador, di quell'istesso
 tetto signora, ov'io smarrito entrai.
 OTTONE
 Oh errore!
 RUGGIERO
                       Ognun sapea
190che il cavalier straniero
 l'avea trafitto; ed alle note insegne
 palese io fui. Nel suo dolor la madre,
 qual tigre orba de' figli, il suo volea
 vendicar nel mio sangue e farmi a stento
195la mia morte ottener. Già non lontano
 era il mio fin, quando una notte io credo,
 che ivi per me sempre fu notte, ascolto
 di grida, di minacce,
 d'armi, di ferri scossi e d'assi infrante
200strepitoso fragore; e, mentre io penso
 qual ne sia la cagion, faci improvvise
 rischiaran la mia tomba. A me ridente
 un giovane sen corre
 di sembiante real, gridando: «Ah vivi,
205ah sorgi Erminio»; e di sua man s'affretta
 intanto a sciorre i miei legami. Io chiedo
 attonito chi sia. «Fui» mi risponde
 «nemico tuo; ma il conservar chi onora
 al par di te l'umanità cred'io
210debito universal. L'adempio; e vengo
 a meritarti amico. Altra mercede
 il tuo da te liberator non chiede».
 OTTONE
 Oh magnanimo! E questo
 chi fu che generoso
215la vita a te donò?
 RUGGIERO
                                  Fu quell'istesso
 a cui dar morte in singolar tenzone
 io geloso volea.
 OTTONE
                              Leon?
 RUGGIERO
                                            Leone.
 OTTONE
 Che ascolto! Ed a salvarti
 qual cagion lo spronò?
 RUGGIERO
                                           M'avea più volte
220pugnar veduto in campo; il mio coraggio
 stimò degno d'amore e non sofferse
 di vedermi perir.
 OTTONE
                                   Dovresti a lui
 scoprirti alfin; già ch'egli ha il cor sì grande...
 RUGGIERO
 Ah perché grande ha il core
225deggio abusarne? Ed obbligarlo a un duro
 sagrificio per me?
 OTTONE
                                    Dunque a che vieni?
 RUGGIERO
 Leon l'esige; egli non vuol soffrirmi
 da lui diviso; ed io pavento e bramo
 di veder Bradamante.
 OTTONE
                                           A lei frattanto
230se vuoi...
 RUGGIERO
                    Lasciami; io veggo
 da lungi il prence.
 OTTONE
                                    A lei dirò...
 RUGGIERO
                                                           No, taci.
 Fin che si può, lo sventurato ignori
 nostro destin severo.
 OTTONE
 Ma pur...
 RUGGIERO
                    Parti; ecco il prence.
 OTTONE
                                                           Il caso è fiero. (Da sé partendo)