Demofoonte, Vienna, van Ghelen, 1733

 SCENA PRIMA
 
 Gabinetti.
 
 DEMOFOONTE e CREUSA
 
 DEMOFOONTE
505Chiedi pure, o Creusa. In questo giorno
 tutto farò per te. Ma non parlarmi
 a favor di Dircea. Voglio che il padre
 morir la vegga. Il temerario offese
 troppo il real decoro. In faccia mia
510sediziose voci
 sparger nel volgo! a' miei decreti opporsi!
 Paragonarsi a me! Regnar non voglio
 se tal vergogna ho da soffrir nel soglio.
 CREUSA
 Io non vengo per altri
515a pregarti signor. Conosco assai
 quel che potrei sperar. Le mie preghiere
 son per me stessa.
 DEMOFOONTE
                                    E che vorresti?
 CREUSA
                                                                  In Frigia
 subito ritornar. Manca il tuo cenno
 perché possan dal porto
520le navi uscir. Questo io domando; e credo
 che niegarlo non puoi. Se pur qui dove
 venni a parte del trono,
 non è strano il timor, schiava io non sono.
 DEMOFOONTE
 Che dici, o principessa? Ah quai sospetti!
525Che pungente parlar! Partir da noi!
 E lo sposo? E le nozze?
 CREUSA
                                            Eh per Timante
 Creusa è poco. Una beltà mortale
 non lo speri ottener. Per lui... Ma questa
 la mia cura non è. Partir vogl'io;
530posso, o signor?
 DEMOFOONTE
                                Tu sei
 l'arbitra di te stessa. In Tracia a forza
 ritenerti io non vuo'. Ma non sperai
 tale ingiuria da te.
 CREUSA
                                     Non so di noi
 chi ha ragion di lagnarsi; e il prence... Alfine
535bramo partir.
 DEMOFOONTE
                            Ma lo vedesti?
 CREUSA
                                                         Il vidi.
 DEMOFOONTE
 Ti parlò?
 CREUSA
                    Così meco
 parlato non avesse.
 DEMOFOONTE
                                      E che ti disse?
 CREUSA
 Signor basti così.
 DEMOFOONTE
                                  Creusa intendo.
 Ruvido troppo alle parole, agli atti
540ti parve il prence. Ei freddamente forse
 t'accolse, ti parlò. Scuso il tuo sdegno.
 A te che sei di Frigia
 a' molli avvezza e teneri costumi
 aspra rassembra e dura
545l'aria d'un trace. E se Timante è tale,
 meraviglia non è. Nacque fra l'armi,
 fra l'armi s'educò. Teneri affetti
 per lui son nomi ignoti. A te si serba
 la gloria d'erudirlo
550ne' misteri d'amor. Poco o Creusa
 ti costerà. Che non insegna un volto
 sì pien di grazie, e due vivaci lumi
 che parlan come i tuoi? S'apprende in breve
 sotto la disciplina
555di sì dotti maestri ogni dottrina.
 CREUSA
 Al rossor d'un rifiuto una mia pari
 non s'espone però.
 DEMOFOONTE
                                     Rifiuto! E come
 lo potresti temer?
 CREUSA
                                    Chi sa.
 DEMOFOONTE
                                                   La mano,
 pur che tu non la sdegni, in questo giorno
560il figlio a te darà. La mia ne impegno
 fede reale. E se l'audace ardisse
 di repugnar, da mille furie invaso
 saprei... Ma no. Troppo è lontano il caso.
 CREUSA
 (Sì sì Timante all'imeneo s'astringa
565per poter rifiutarlo). E bene, accetto
 signor la tua promessa; or fia tua cura
 che poi...
 DEMOFOONTE
                    Basta così. Vivi sicura.
 CREUSA
 
    Tu sai chi son; tu sai
 quel ch'al mio onor conviene.
570Pensaci. E s'altro avviene
 non ti lagnar di me.
 
    Tu re, tu padre sei
 ed obbliar non dei
 come comanda un padre,
575come punisce un re. (Parte)